Viviamo un’epoca di risposte. Tutti sanno tutto o hanno modo di concoscerlo velocemente, e questo sembra averci fatto dimenticare il valore delle domande.

In quanto architetti non possiamo pensare di risolvere tutti i problemi, ma siamo chiamati a disegnare l’ambiente nel quale questi problemi potranno trovare una soluzione o vederla aumentare.

Per questo motivo le domande che ci poniamo sono direttamente legate alle risposte che possiamo offrire:

  • qual’è la nostra idea di città, di architettura, di abitare?
  • quali sono i modelli abitativi della città di oggi e di domani?
  • quali benefici possono derivare dalle nostre scelte progettuali?
  • quale valore ha lo spazio pubblico oggi?
  • quali sono le sfide che ci vedranno impegnati nel prossimo futuro per migliorare la qualità della vita nei nostri centri urbani?
  • quali sono i problemi che affliggono le nostre città?
  • quali sono i punti di forza e di debolezza delle nostre città?

Sono solo alcune delle domande alle quali quotidianamente cerchiamo di dare risposta con il nostro lavoro. Ma da soli non bastiamo, dobbiamo essere uniti e proporre nuovi modelli di città, partendo dal recupero di quelle storiche nelle quali ci riconosciamo.

Serve un nuovo patto tra persone, nel quale ognuno promuove proposte e non solo critiche sterili. In questo modo ognuno farà la propria parte: il Pubblico amministra e controlla, il privato propone e investe.

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