Piano Città 20-20
Siamo ormai prossimi ad una fase di uscita dal confinamento e guardiamo alla ripresa di alcune attività come ad un segnale di ottimismo.
Penso che sia giunto i tempo per iniziare ad immaginare come potranno essere le città dei prossimi mesi e anni e come questa pandemia sia da stimolo alla risoluzione di antichi problemi, che si sono ancora più acuiti in questo periodo.
Mi riferisco all’inquinamento, alle diseguaglianze, alla mobilità, all’uso dello spazio pubblico e al valore di quello privato.
Sfruttiamo la fase estiva per immaginare quella invernale.
Mi rivolgo alla Pubblica Amministrazione, che deve usare questa fase per ridisegnare le nostre città e migliorarle dove possibile.
Faccio una proposta, basata sull’esperienza di questi anni e sui temi che mi sono cari da sempre: una progetto di città dove ogni quartiere risponda alle esigenze primarie dei suoi abitanti e nella quale lo spirito di collaborazione venga mantenuto e istituzionalizzato.
Immagino un “Piano 20-20”, nel quale suddividere la città attraverso cerchi di diametro pari a 20 minuti a piedi, nel quale si possano trovare servizi, negozi e spazi pubblici nell’ordine di 20 unità (con un elenco da condividere e studiare).
Una realtà urbana fatta di isole in qualche modo autonome ma interconnesse, nelle quali tutto è raggiungibile.
Così come il tema del disegno urbano, anche quello dello spazio pubblico dovrà essere ripensato, ricalibrando la gestione delle superfici a favore delle persone e riducendo le aree occupate dalle auto.
I dati non sono mai stati a favore di un uso efficiente dello spazio dal momento che l’80% dello spazio pubblico è occupato dalle auto e dalle sue infrastrutture e l’uso dell’auto è limitato al 5% della sua vita (95% del tempo l’auto sta ferma).
Si tratta quindi di ridurre le carreggiate e gli stalli a parcheggio in favore di marciapiedi e piste ciclabili, aiuole e parchi lineari attrezzati.
Un modo di utilizzare lo spazio aperto per tutte le età e per tutti gli usi e i tempi.
Mi riferisco ad una città che pensa ai bambini, agli adolescenti, agli anziani e offre loro degli spazi da vivere e da abitare tutto l’anno, inventando nuovi modelli di convivenza e di gestione collaborativa.
Superare l’idea che la città sia principalmente un sistema economico e finanziario per impegnarsi a renderla più abitabile, accogliente, pulita, sicura e bella.
In questo modo anche l’economia ne potrà beneficiare e in questa fase di transizione si potranno pensare nuovi modelli produttivi, distributivi, gestionali e del lavoro in grado di adeguarsi alle nuove condizioni ed esigenze.
Ripensare l’uso dello spazio e del tempo secondo questi canoni potrebbe ridisegnare completamente le nostre città di provincia senza stravolgerle e valorizzandone le caratteristiche migliori che già sono presenti.
In tutto questo il rapporto con il territorio rimane come una strategia infrastrutturale in grado di agire su altri problemi che la città da sola non potrà mai risolvere: l’inquinamento ambientale (con e vere e proprie infrastrutture verdi), la disponibilità di ampi spazi pubblici e privati nei quali soddisfare esigenze che nei limiti della città non possono essere soddisfatte.